
2 gennaio 2018
Tecniche di basso livello di Gherardo Bortolotti su (s)definizioni art mag.
http://sdefinizioni.altervista.org/sdefinizioni_art_mag/recensioni_61.html
di ugo coppari
quando ho scoperto questo testo avevo 27 anni, ero arrabbiato e frequentavo «nazione indiana», dove ho avuto la fortuna di conoscere l’autore, gherardo bortolotti; mi inviò il suo libro con una dedica e lo lessi con un’attenzione che negli anni a venire dedicai a ben poche altre opere; avevo finalmente trovato un compagno di viaggio, qualcuno che aveva visto nella letteratura una pratica di scivolamento sulle cose, uno sciare sul mondo che si limitava a prendere atto di come sotto quel manto di neve che era la realtà si celasse un brulicare di contraddizioni; mi colpì la levità con cui era stato capace di prendere le distanze dal suo presente, con l’uso di un imperfetto che portava la nostalgia in diretta; sin da ragazzo avevo tentato di capire cosa fosse il marxismo, leggendo e discutendo, senza però mai averne trovato un’applicazione diretta nel mondo a me circostante, tanto meno nelle pratiche di scrittura che cercavo di sperimentare; e qui invece fiutai per la prima volta quella lotta contro l’alienazione di cui tanti mi avevano parlato, una lotta interiore che qui ritrovai nel tentativo di misurarsi con gli oggetti che ci circondano; era il 2009, ma sembra passato un secolo, perché oggi quelle cose nemmeno le produciamo più, i sindacati sono un’altra cosa e tutte le persone si tagliano i capelli corti; e proprio ieri, mentre camminavo per fabriano, città che negli anni ‘80 veniva definita come città più industrializzata d’europa, con le sue fabbriche di lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, cappe e carta, ma che oggi presenta un preoccupante livello di disoccupazione, ecco che proprio ieri – vedendo un gruppo di ragazzi con i capelli lunghi e sfibrati, così anni ’90 – mi sono convinto che fosse giusto riesumare questo libro dall’oblio, riproporlo a quanti oggi magari cercano qualcosa a cui appigliarsi in questo lento scorrere a valle; la copertina bianca, un font piacevole e l’agilità tipica dell’aforistica.
.
.
.