
14 luglio 2020
Il sogno dell’elefante di Sarah Khoury (qui il libro)
su MILKBOOK
Qui la versione web
Nel 2019 è uscito per Lavieri il nuovo lavoro scritto e illustrato da Sarah Khoury: “Il sogno dell’elefante”. Non si tratta questa volta di un inedito viaggio di Ciacio, la serie cui l’autrice si è principalmente dedicata tra il 2011 e il 2018 e che l’ha resa nota al grande pubblico.
L’orsiglio esploratore mette però il suo zampino anche in questo albo; chi ha letto le sue avventure può infatti facilmente riconoscere Ciacio e la sua padroncina nell’illustrazione del frontespizio, proprio all’inizio del libro: qui troviamo un disegno a matita blu che ritrae una bimba con il codino mentre riposa serena sotto alle coperte. Alla sua sinistra, sbuca dal lenzuolo il nasino di un coniglietto (o forse… di un orsiglio?!) che dorme accanto a lei, poggiando la testolina e le sue lunghe orecchie sul suo stesso cuscino.
Inizia proprio così la storia, dal sonno di questa bambina e dal suo sogno.
È lei stessa a raccontarcelo:
Una notte ho sognato un elefante.
Non era niente di speciale:
era grosso, goffo e pesante
[…].
Ma dentro… dentro
si sentiva diverso.
Aveva un sogno.
L’elefante sogna di sentirsi piccolo, leggero e agile
L’elefante sogna di trovarsi in un luogo molto più grande di lui, in cui potersi sentire “piccolo piccolo”; sogna un “vento fresco” capace di blandire anche la sua pelle coriacea; sogna di poter “ascoltare i grilli e cantare alla luna”, come farebbe un poeta, sotto ad un cielo trapunto di stelle.
È un sogno di tenerezza, di piccolezza e di poesia, un sogno che parla di ricerca di sensazioni nuove, fino ad allora precluse, e di libertà anche dai vincoli della propria stessa natura. Per far questo l’elefante:
aveva bisogno solo
di un paio d’ali.
Sarà proprio la bambina ad entrare nel sogno per aiutarlo a fabbricare due alucce, all’apparenza fragili e sproporzionate per difetto ma capaci di sollevare il pachiderma dal suolo e fargli spiccare il volo. L’elefante può sperimentare ora tutto quello che cercava. Soprattutto, ora ride e si sente felice.
Due ali per sentirsi felice e libero
L’elefante si trova alla stessa altezza degli uccelli che gli volano accanto e lo guardano curiosi; ma quando si alza da terra lui “ronza”, dice il testo, evocando qualcosa di ancor più piccolo e lieve delle rondini che lo attorniano.
Nei risguardi di copertina, detti anche sguardie o risguardie: sono i primi fogli che troviamo aprendo il libro (quello di sinistra Leggi del libro in effetti l’elefante è rappresentato come un esserino davvero piccolo, sembra un insetto, e il suo stesso volare è raffigurato con le tipiche linee curve e tratteggiate che si usano per disegnare la traiettoria di api, mosche e insetti in generale. Nel risguardo finale gli elefantini-insetti sono diventati tre, in cordata uno dietro l’altro con il più grande in testa, quasi che la conquista del primo stia facendo da traino anche ad altri.
Un sogno nel sogno…
Il libro parla di un sogno, quello dell’elefante, dentro ad un altro sogno, quello della bambina, in un gioco di rimandi tra i pensieri, i desideri dell’uno e dell’altra. In questo gioco possono forse starci anche quelli dei lettori che in chiusura vengono a loro volta invitati a chiudere gli occhi e ad abbandonarsi al sogno.
Pur volendo stare in guardia da qualsivoglia forzatura interpretativa e psicologistica, che per altro mi sembra del tutto aliena dagli intenti dell’autrice, non si può fare a meno di chiedersi a chi, nella storia, appartengano in definitiva questi desideri di trasformazione, di libertà, di leggerezza e se non siano anche un po’ nostri e in fondo di tutti, prima o poi.
La tecnica illustrativa è la stessa che avevamo imparato a conoscere nei libri di Ciacio, strati sovrapposti e ripetuti di colore acrilico e matita colorata, forme morbide e tondeggianti. Qui i contorni di alcune figure appaiono sfumati, il che accentua la suggestione onirica dell’insieme. Sfondi rosati e privi di esplicita ambientazione si alternano a scenari scuri, notturni e ben collocati (la foresta, il cielo stellato…). Da quando l’elefante spicca il volo si assiste, tavola dopo tavola, ad un progressivo imbrunire: dai toni di intenso azzurro si passa via via ad un cielo che si rabbuia col calar della notte.
L’ultima tavola illustrata, una luminosissima luna piena sulla quale si staglia la silhouette di un elefante alato, è molto bella e cinematografica, rievoca in effetti un altro e più celebre volo, stampato nell’immaginario collettivo: quello di un bambino e di una strana creatura extraterrestre in sella ad una bicicletta.
Questa illustrazione ben si presta al finale del libro e anche ad un finale di giornata: chiudiamo il libro e chiudiamo gli occhi. In quarta di copertinail retro del libro, che può avere un’illustrazione o meno, in cui sono riportati il prezzo, il codice ISBN e Leggi si parla in effetti de “Il sogno dell’elefante” come di un “libro della buonanotte”; pur prestandosi molto bene all’accompagnamento al sonno, a mio avviso l’albo supera di gran lunga questa classificazione.
Consigliato dai 3 anni.