Diorama dell’Est

Collana Monotremi
Età di lettura: +16

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Scritte in una stagione di intensi viaggi nell’Est e nell’Ovest d’Europa, le prose del Diorama accolgono le stazioni e le strade di Praga, Odessa, Kiev, Olomouc; e quindi in senso contrario Venezia, Roma o Parigi. Entrano così, in questo spazio, le correnti d’aria, i tramonti, i binari, le aurore, le nebbie che rispondono, prima che alla vista, a una scala intima del narratore.
Colpita da una luce radente, una città dopo l’altra entra nel ciclo di una prosa musicale, precisa e lontana, dove la ripetizione dei motivi – la memoria, la donna, l’impermanenza di ogni cosa – si afferma con la cadenza di una sestina. Qui, «nel varco feroce del mondo schierato», rompendo il cerchio compatto delle arie e delle voci, penetra il tema dell’addio, «l’infrangersi remoto del futuro su di noi».
L’eterno ritorno dell’identico, variato appena nella dominante della luce, come la Cattedrale di Rouen alle diverse ore del giorno, scatena un’ossessione ritmica, una ronda che ha la compattezza, l’imperturbabilità, la circolarità, la malinconia di un canzoniere trecentesco.

Temi trattati: Letteratura italiana
Categoria: Letteratura / Poesia

Non disponibile

Codice/ISBN 9788896971277
Pagine 120, BN
Formato 13x21cm
Allestimento Brossura filo refe
Anno di pubblicazione 2013
Lingua Italiano

Mi guardavi, già severa lungo il dubbio, già più amara nella
corsa molle, d’ogni cosa verso il buio, non crescevano le navi alle
fi nestre spente, non salivano i rumori d’ogni folla dileguata, solo
un fragile tinnire di metalli, fra le dita cieche della brezza : balenava,
nella fi oca indifferenza di candele, un lampo d’accendino,
divorava già la tenue carta, le materie profumate dell’incendio, ti
donava quel respiro fondo in cui fuggire, quella nostalgia del tempo
da lasciare, piano, alle risacche scure d’altri flutti.


Scritte in una stagione di intensi viaggi nell’Est e nell’Ovest d’Europa, le prose del Diorama accolgono le stazioni e le strade di Praga, Odessa, Kiev, Olomouc; e quindi in senso contrario Venezia, Roma o Parigi. Entrano così, in questo spazio, le correnti d’aria, i tramonti, i binari, le aurore, le nebbie che rispondono, prima che alla vista, a una scala intima del narratore.
Colpita da una luce radente, una città dopo l’altra entra nel ciclo di una prosa musicale, precisa e lontana, dove la ripetizione dei motivi – la memoria, la donna, l’impermanenza di ogni cosa – si afferma con la cadenza di una sestina. Qui, «nel varco feroce del mondo schierato», rompendo il cerchio compatto delle arie e delle voci, penetra il tema dell’addio, «l’infrangersi remoto del futuro su di noi».
L’eterno ritorno dell’identico, variato appena nella dominante della luce, come la Cattedrale di Rouen alle diverse ore del giorno, scatena un’ossessione ritmica, una ronda che ha la compattezza, l’imperturbabilità, la circolarità, la malinconia di un canzoniere trecentesco.

Giovanni Catelli

Giovanni CatelliGiovanni Catelli è tra gli autori della «Nouvelle Revue Française», curatore di «Café Golem», inserto culturale di «East Journal», e collabora con «L’Indice dei Libri» e la rivista praghese «Babylon».

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